La notte che Pinelli by Adriano Sofri

La notte che Pinelli by Adriano Sofri

autore:Adriano Sofri [Sofri, Adriano]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838923715
editore: Sellerio editore
pubblicato: 2009-01-14T16:00:00+00:00


La complicità di un innocente con un innocente

non spiega un suicidio

La prima istruttoria, ti ricordi, venne condotta dal giudice Amati. Lo stesso che aveva perseguito con entusiasmo la pista anarchica che Calabresi gli forniva sugli attentati dell’aprile e dell’agosto. Il 3 luglio 1970 Amati depositò il suo decreto di archiviazione. Nelle conclusioni del giudice – che elogia le scrupolosissime indagini della Pubblica Accusa ecc. – c’è addirittura il seguente strafalcione:

«Come si legge dalle dichiarazioni rese dall’allora Tenente dei Carabinieri Lograno e dai sottufficiali Panessa, Mucilli, Caracuta e Mainardi, ad un certo momento – siamo ad ora inoltrata del 15 dicembre 1969, verso mezzanotte – il Dott. Calabresi, esaminando ancora una volta il Pinelli, gli comunicò sostanzialmente, sia pure contro la verità, ‘che il Valpreda aveva parlato’. Il Pinelli sbiancò in volto ed uscì a sua volta nella frase: ‘Il Movimento Anarchico è finito’».

Benché la progressiva retrocessione dell’orario del saltafosso sul Valpreda che ha parlato – fissandosi infine alle 19,30, ma con Amati siamo alle 20 – sia avvenuta da tempo, il giudice se ne distrae addirittura nelle conclusioni, che nelle sue intenzioni archiviano definitivamente la causa. Pur adescato dalla sequela di bugie dei poliziotti testimoni, l’errore di Amati non è facile da spiegare. Tanto più, come vediamo subito, che fa da motivazione alla introspezione del suicidio di Pinelli:

«Quale trauma psicologico abbia vissuto in quel momento il Pinelli nessuno può dire. Certa cosa è che, come è stato indiscutibilmente dichiarato da parte di più persone, anche di ceto elevato e di non comune cultura, che frequentavano la sua casa, in quanto la signora Pinelli batteva a macchina pubblicazioni di professori universitari, di medici, di psicologi... il Pinelli era un uomo buono, tranquillo, taciturno, educato, e, professando l’ideologia anarchica, era un idealista e un non violento. Egli propagandava la fratellanza fra gli uomini e di certo era un puro».

Bum! – dirai tu. Basta passare dall’anarchia alla morte, e si è in cielo. Che cosa non si direbbe per non processare la polizia. Ma continuiamo: con pazienza, perché la sintassi che sta per arrivare è nodosa come un randello.

«Venuto a conoscenza che un anarchico, anche se questi era Pietro Valpreda, nei confronti del quale egli non nutriva alcuna stima in quanto – questo la signora Pinelli non lo sa – ad un suo compagno di fede di Roma, certo Pio Turroni, aveva partecipato che il Valpreda aveva reso dichiarazioni accusatorie nei confronti di alcuni degli attuali imputati degli atti dinamitardi del 25 aprile 1969 e precedenti, facendo allo stesso pervenire una copia di una precisa domanda fatta dallo scrivente ad uno degli attuali detenuti e lo metteva in istato d’allarme nei confronti del Valpreda, raccomandandogli, al momento, di essere guardingo nel parlare, non solo non poteva credere a tanto, ma aveva dichiarato al teste, Valitutti Pasquale: ‘Se è stato un anarchico, lo ammazzo con le mie mani’ e nello stesso tempo vedere crollare tutti i suoi sogni di futura realizzazione della sua ideologia senza violenza o comunque senza spargimento di sangue. Il suo chok [sic!] intimo deve essere stato tremendo.



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